Il gusto del Game Chef

Il gusto del Game Chef: Antonio Amato

Se dovessero chiedermi qual è l’equivalente “maturo” dell’adolescenziale chiudersi in una stanza e lasciare il mondo fuori, be’, per me è il Game Chef.

Si tratta di un’occasione unica per concentrarmi su un gioco in brevissimo tempo, con la consapevolezza di dover produrre qualcosa, costi quel che costi. Quindi l’ansia si trasforma in ansia produttiva, l’auto-giudizio diventa spietato e la voglia di partecipare con un buon gioco aumenta.

Mentre sono chiuso nella mia stanza per finire il mio gioco, mi capita ogni tanto di uscire e sbirciare nella stanza di chi ha lasciato la porta socchiusa. Nel farlo, spalanco la mia e lascio che gli altri diano un’occhiata.

Questo è il senso del Game Chef, per me: un grande sforzo collettivo sullo stesso tema e con gli stessi ingredienti. Non partecipo mai per vincere ma, alla fine, in un modo o nell’altro, vincono le mie idee, vince la mia immaginazione, vince la mia voglia di scrivere un gioco che possa anche solo interessare un’altra persona oltre me.

Ho partecipato alle due precedenti edizioni del Game Chef e sono soddisfatto dei giochi che ho scritto. Sono affezionato sia a Il paese dei ciechi (scritto insieme a mio fratello Giuseppe) che a ∞ minutes.

Vi è però un gioco che mi ha colpito particolarmente: Paradise Rakugo di Davide Falzani (Game Chef Pummarola Ediscion 2016). Vi consiglio di leggerlo perché è un piccolo gioiellino dalle premesse affascinanti che fa uso del rakugo (lett. «parole cadute», un genere teatrale giapponese); mi è piaciuto così tanto da proporre a Davide di farne un piccolo hack intriso delle atmosfere de Le città invisibili di Italo Calvino.

Buon Game Chef anche a voi!

Antonio Amato, finalista del Game Chef Pummarola Ediscion 2015 e 2016

Potete seguire i progetti e leggere i pensieri di Antonio sul suo sito www.mammutrpg.eu

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